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Fecondazione assistita

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La fecondazione assistita è un processo mediante il quale si rende possibile l’unione di due gameti, attraverso tecniche mediche, per consentire la fecondazione dell’ovocita e, di conseguenza, l’origine dell’embrione.

Tecniche di fecondazione assistita

Esistono cinque tecniche di fecondazione assistita, a cui si ricorre per ragioni mediche diverse.

1. IUI

Con l’IUI, la fecondazione avviene all’interno del corpo e generalmente si ricorre ad essa quando gli spermatozoi non riescono ad arrivare all’utero per problemi al canale cervicale o per scarso numero o mobilità degli spermatozoi stessi. Nel primo caso, si può subito ricorrere all’inseminazione, nel secondo è preferibile provare prima con una terapia andrologica medica.

L’IUI o inseminazione intrauterina può avvenire attraverso due metodologie differenti:

  • ciclo senza stimolazione ovarica
  • ciclo con stimolazione ovarica.

inseminazione-artificialeIl ciclo senza stimolazione ovarica consiste nella capacitazione degli spermatozoi, vale a dire, si rendono gli spermatozoi in grado di fecondare l’ovocita, e nella successiva selezione degli spermatozoi con mobilità maggiore. L’inseminazione verrà effettuata il giorno dell’ovulazione.

Il ciclo con stimolazione ovarica prevede la somministrazione di hCG o gonadropine corioniche prima dell’ovulazione. Si effettua un monitoraggio follicolare, accompaganto da un monitoraggio ormonale continuo, in modo tale da capire quale sia il giorno esatto dell’ovulazione per eseguire l’inseminazione.

2. FIVET

La FIVET o Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer è la più diffusa tecnica di fecondazione in vitro e si ricorre ad essa in caso di ostruzione tubarica, infertilità inspiegata o scarso numero di spermatozoi.

La FIVET consiste nella stimolazione dell’ovulazione, attraverso la somministrazione di hCG; si passa poi all’aspirazione degli ovociti e al loro esame. Questi verranno poi uniti al seme del partner, precedentemente preparato alla fecondazione. Infine, attraverso l’inseminazione, gli embrioni formatisi in vitro vengono trasferiti all’interno dell’utero.

3. ICSI

L’ICSI o iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo è utilizzata per i casi più gravi relativi al numero e alla mobilità degli spermatozoi e ha il vantaggio di una probabilità maggiore che la fecondazione avvenga.

L’ICSI consiste nell’inserimento di uno spermatozoo nell’ovocita, attraverso l’ausilio di un micromanipolatore che gestisce i movimenti interni che permettono l’unione di ovocita e spermatozoo.

4. GIFT

La GIFT o Gamete Intra-Fallopian Transfer è considerata una via di mezzo tra l’inseminazione artificiale e la FIVET.

fecondazione-assistitaLa GIFT, infatti, consiste nell’inserimento dei due gameti, maschile e femminile, all’interno delle tube; si tratta di fecondazione in vivo e rispetta, quindi, i tempi della fecondazione naturale. Infatti, dopo aver trasferito ovociti e spermatozoi nelle tube, questi sono liberi di incontrarsi. Al contrario, con la FIVET vengono inseriti gli embrioni, quindi la fecondazione è già avvenuta in vitro.

In ogni caso, il passaggio precedente al trasferimento dei gameti, coincide nella FIVET e nella GIFT e consiste in: somministrazione di hCG, aspirazione degli ovociti, prelievo dello sperma, introduzione dei gameti nelle tube.

5. TESE

La TESE o Testicular Sperm Extraction è una biopsia testicolare che si effettua in caso di azoospermia e permette di selezionare gli spermatozoi per eseguire l’ICSI.

Si hanno due differenti tipi di azoospermia:

  • azoospermia ostruttiva, dovuta a agenesia congenita dei dotti deferenti (l’agenesia è l’assenza di un organo), in cui gli spermatozoi si trovano nel tessuto testicolare;
  • azoospermia secretiva: il numero e la maturità degli spermatozoi sono limitati, quindi, le possibilità di successo diminuiscono.

La fecondazione assistita e la Legge

La legge che fa capo alla fecondazione assistita in Italia è la legge 40 del febbraio 2004, la quale stabilisce le norme relative alla riproduzione artificiale, inerenti sia alla procreazione assistita, sia alla tutela dell’embrione.

La normativa assicura il rispetto di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.

Già dalle prime linee specifica che si ammette il ricorso alla procreazione medicalmente assistita solo mediante l’accertamento con atto medico dell’infertilità o della sterilità della coppia e solo nel caso in cui non vi siano alternative efficaci.

La legge 40 descrive poi i requisiti necessari della coppia che desideri sottoporsi alle tecniche di fecondazione assistita: coppie maggiorenni, di sesso opposto, coniugate o conviventi, in età fertile.

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Non consente l’impianto di più di tre embrioni.

Inoltre, nel corso degli anni sono stati indetti ben 4 referendum per la revisione di alcuni provvedimenti, soprattutto relativi alla fecondazione eterologa, ma non è stato raggiunto il quorum.

Tuttavia, la sentenza della Corte Costituzionale n.151 del 2009 ha apportato delle modifiche alla legge 40 del 2004, affermando l’illeggittimità costituzionale dell’art.14.

Ecco i cambiamenti effettuati:

  • è possibile fecondare più di tre ovociti o, meglio, se il medico lo ritiene utile, tutti quelli prodotti dalla donna;
  • la decisione sul numero degli embrioni da trasferire nell’utero spetta al medico, insieme alla donna;
  • è obbligatorio il congelamento degli embrioni prodotti e non trasferiti;
  • è ammessa la diagnosi genetica preimpianto, ossia l’analisi del DNA degli ovuli o degli embrioni, in modo da selezionare quelli con determinate caratteristiche.

Nessuna modifica relativa alla fecondazione eterologa, che continua ad essere vietata.

Comunque, nonostante la promulgazione di tale legge e dei provvedimenti ad essa susseguitesi, gli italiani continuano a non approfittare delle possibilità che offre il proprio Paese e occupano i primi posti nella classifica del cosiddetto turismo riproduttivo.

 

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Embrione e placenta

Embrione e placenta

Il termine embrione è usato per denominare il bambino durante le prime nove settimane di gravidanza. Nel periodo successivo, a partire dalla 10ª settimana, si parla di feto. Sapevi che la sua fonte principale di alimentazione viene dalla placenta?

Sebbene l’embrione prima (poi feto) in parte si nutra delle sostanze nutritive contenute nel liquido amniotico, la sua fonte principale è la placenta. In latino placenta significa “torta” ed, in effetti, sembra una torta schiacchiata dai due lati nell’utero e si forma dallo strato cellulare che circonda l’utero.

La placentaresponsabile dell’alimentazione del bambino, della sua ossigenazione e dell’espulsione dei materiali di scarto, è un organo sorprendentemente efficiente. Lì vengono prodotti gli ormoni essenziali, come il progesterone, che stimolano l’adattamento del corpo materno e il proseguimento della gravidanza.

Attaccata alla parete uterina, la placenta è percorsa da vasi sanguigni della madre e del bambino. Nel caso di gravidanza gemellare, i gemelli uguali condividono la placenta, mentre i gemelli fraterni (eterozigoti) si formano in placente separate.

Il bambino è collegato alla placenta attraverso il cordone ombelicale, che è percorso da una vena di due arterie.

I vasi sanguigni della placenta si intrecciano fra loro ma restano separati, cosicché il sangue della madre e del bambino in realtà non si mescolano mai direttamente. Qualsiasi scambio debba avvenire fra il flusso sanguigno materno e quello fetale avviene per osmosi: le sostanze nutritive, gli anticorpi e l’ossigeno di cui il bambino ha bisogno passano dal flusso sanguigno della madre a quello del bambino attraverso il cordone ombelicale. I prodotti di scarto e il sangue insufficientemente ossigenato vengono espulsi dal feto attraverso la vena ombelicale, passano nel sangue della madre e vengono quindi filtrati dai reni materni.

Il processo di scambio per osmosi implica che la crescita e lo sviluppo del bambino dipendono totalmente dall’organismo materno: tutto ciò che la madre assume passa anche al bambino. Questo è il motivo per cui è fondamentale seguire una dieta sana ed equilibrata ed evitare l’assunzione di qualsiasi sostanza che possa nuocere al bambino. Alcuni studi suggeriscono che attraverso la placenta possano passare anche i sapori e gli odori del cibo che la madre consuma.

La placenta raggiunge la maturità intorno alla 34ª settimana, dopodiché comincia invecchiare. Dalle due alle tre settimane dopo, comincia a perdere efficacia nella trasmissione delle sostanze nutritive al bambino e il tessuto diventa più fibroso e meno spugnoso. Compaiono anche calcificazioni e coaguli di sangue, sintomo dell’invecchiamento dei vasi sanguigni. Dopo la 40ª settimana, la placenta comincia a deteriorarsi, rischiando di non garantire più adeguato sostentamento al bambino.

Alla nascita, la placenta pesa circa 0,5 kg. La zona fetale è morbida e venata da vasi sanguigni, mentre la parte che era collegata all’utero è di colore rosso scuro.

Per la sua importanza è bene che tu conosca le possibili urgenze mediche relative alla placenta che si possono presentare come: placenta previa e distacco della placenta.